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Degenerazione maculare: intervenire subito e con appropriatezza per salvare la vita

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Novembre 2017-La degenerazione maculare è una patologia che colpisce la macula, la regione centrale della retina, deputata alla visione distinta. Si distinguono due forme di malattia, che possono dare come esito finale una grave ipovisione.
La prima è la forma atrofica, o secca, in cui si manifesta un'atrofia progressiva della macula, dovuta a un processo d’invecchiamento patologico.
La seconda è la forma essudativa, o umida, con un’eziopatogenesi differente: dalla coroide, una lamina del bulbo oculare, si sviluppano vasi neoformati che, nel tentativo di vicariare una sofferenza ischemica, invadono la regione maculare.
“Per la forma atrofica che rende conto di oltre l’80 per cento dei casi di degenerazione maculare, ci sono alcune molecole in fase di sperimentazione, ma non esistono farmaci attualmente approvati”, esordisce Michele Reibaldi, della Clinica Oculistica, Azienda Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania
“Fortunatamente, invece, per la forma essudativa sono disponibili da alcuni anni due farmaci approvati, ranibizumab e aflibercept, che appartengono alla classe degli anti-VEGF: agiscono bloccando selettivamente a livello oculare l’iper-espressione del VEGF, il fattore di crescita dell’endotelio vascolare, e riescono così a impedire la crescita di neo-vasi nella parte centrale della retina, laddove questi vasi non dovrebbero esistere”.
Proprio per questo meccanismo di azione, non si tratta di molecole in grado di riparare il danno retinico una volta che questo è già stato prodotto.
“Perché questi due eccellenti farmaci possano agire in modo efficace, salvando il più possibile la vista al paziente, occorrono due condizioni fondamentali: che vengano somministrati prontamente quando inizia la formazione di neo-vasi nella retina e che venga seguito un rigoroso schema posologico”, ha sottolineato Reibaldi. “Per il primo anno si tratta in media di sei-sette somministrazioni, che vanno poi a decrescere nel secondo anno”.


altLa somministrazione avviene per via intravitreale: si tratta di un’iniezione nell’occhio che secondo le attuali disposizioni va eseguita in sala operatoria e per la quale esistono solo alcuni centri autorizzati per il trattamento di questa, come di altre forme di maculopatia.

“Questo fatto non favorisce certo l’aderenza alla terapia: basta pensare che si tratta solitamente di pazienti di oltre 65 anni di età, più o meno ipovedenti, che in alcune regioni magari abitano a 100 chilometri dal centro autorizzato, e devono quindi avere qualcuno disponibile ad accompagnarli all’appuntamento per la terapia, svariate volte nel corso di un anno”, ha aggiunto Reibaldi. “Inoltre, non è da trascurare il fatto che alcuni centri, riescono a fissare l’appuntamento con due-tre mesi di ritardo rispetto alla scadenza ottimale per un dato paziente: ci si trova spesso di fronte a oggettive difficoltà organizzative per questa terapia, e le liste di attesa purtroppo si allungano; nel centro in cui opero a Catania, per esempio, si eseguono 100-130 iniezioni intravitreali alla settimana, tutti da fare in sala operatoria”.
Il problema è che somministrare i farmaci senza la tempistica appropriata vanifica l'intervento terapeutico: il farmaco va letteralmente sprecato, con grave danno per le casse della sanità pubblica, considerato che si tratta di farmaci molto costosi.
“Il peso dell'aderenza alla terapia è evidente se si confrontano i risultati degli studi clinici condotti in condizioni controllate e quelli condotti nella normale pratica clinica", ha aggiunto Reibaldi. "Se poi si guardano alcuni studi in paesi virtuosi, ci si rende conto di quale beneficio si avrebbe con una distribuzione e una compliance ideali: con questi farmaci, la cecità legale riconducibile alla degenerazione maculare può essere ridotta addirittura del 50 per cento, con enormi benefici in termini d'impatto sociale della malattia".
Una raccomandazione finale va al pubblico.
"Per evitare le conseguenze peggiori della degenerazione maculare è fortemente consigliato recarsi dall'oculista non appena se ne avvertono i primi segni: una distorsione dell'immagine o la presenza di una zona di alterata visiono al centro del campo visivo sono i sintomi che devono subito destare allarme", conclude Reibaldi.

Per ulteriori informazioni consultare Il portale dell'Oftalmologia italiana| SOI Società oftalmologica italiana www.soiweb.com