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LA NUOVA CATARATTA

altMaggio 2020 - La cataratta va operata quando disturba la vista, quando cioè impedisce alla persona che ne è affetta di svolgere normalmente le sue attività visive e generali quotidiane.
Con i risultati che la chirurgia attuale consente di ottenere, la cataratta può essere rimossa durante un qualunque stadio di evoluzione; non è più quindi necessario attendere la sua “maturazione” anzi conviene operare precocemente; ciò semplifica l’intervento ma soprattutto evita al paziente di dover convivere per lungo tempo con i fastidi provocati dalla cataratta. Esistono parecchie tecniche per operare la cataratta in base al tipo di situazione clinica ed alle apparecchiature disponibili; la più adoperata, quella meno traumatica e che fornisce i migliori risultati operatori e visivi è la facoemulsificazione ad ultrasuoni, soprattutto se utilizzata in associazione al femtolaser .

L’operazione si compone sostanzialmente di due parti:

•           la rimozione della cataratta vera e propria

•           la sostituzione con un cristallino artificiale 

altRimozione mediante facoemulsificazione

Attraverso una incisione di 2,2 o 2,5 mm viene rimosso prima l’involucro anteriore poi viene frammentata in piccolissimi pezzi la parte centrale della cataratta (il nucleo) ed infine viene aspirata la parte periferica molle. Attraverso la stessa incisione viene poi inserito un cristallino pieghevole (in tal caso non c’è quasi mai necessità di sutura); in alternativa l’apertura può essere ampliata a 6,0 mm e può essere inserito un cristallino rigido (in tal caso si rendono necessari due o più punti).

Sostituzione del cristallino
L’operazione di cataratta provvede alla rimozione della lente opaca preparando l’occhio alla fase successiva dell’atto chirurgico: l’inserimento del cristallino artificiale.
La preparazione consiste nel lasciare in sede l’involucro anteriore periferico e quello posteriore della cataratta (che sono trasparenti); essi formano una specie di “sacco” che serve appunto per accogliere il cristallino artificiale: questo viene quindi collocato esattamente nella stessa posizione di quello naturale.
Il cristallino artificiale è fatto con una speciale plastica che ha dato ampie garanzie di tolleranza per l’intero arco di vita del paziente.
Il cristallino artificiale standard non consente di fare tutto ciò che un cristallino umano sano è in grado di fare; perciò sono quasi sempre  necessari dopo l’intervento occhiali per aiutare l’occhio ad ottenere la miglior visione per vicino o per lontano.
Ma la tecnologia delle lenti intraoculari ha fatto, in questi ultimi anni, notevoli progressi. Ora, l’obiettivo non è piu’ soltanto di far recuperare ai pazienti la visione per lontano con un cristallino standard monofocale, ma di migliorarne la capacità visiva riducendo al minimo la dipendenza dagli occhiali, inclusi quelli da lettura .
Sono infatti disponibili lenti intraoculari in grado di fornire  visione a tutte le distanze: vicino, intermedio e lontano, minimizzando o eliminando così l’uso di occhiali; sono i cristallini “multifocali” in grado cioè di consentire una buona acuità visiva, sia per lontano che per vicino, eliminando o riducendo enormemente la necessità di utilizzare gli occhiali.

La guarigione ed il recupero visivo

Le moderne tecniche chirurgiche consentono, mediante la facoemulsificazione, di operare attraverso una piccola incisione ed inserendo un cristallino pieghevole ed evitando l’applicazione di punti; la guarigione della ferita chirurgica avviene quindi rapidamente e ciò consente al paziente di riprendere precocemente le sue abituali attività fisiche; la rapida guarigione comporta anche un altrettanto precoce recupero visivo. Inoltre l’uso della facoemulsificazione, del laser a femtosecondi, l’utilizzazione di sostanze viscoelastiche protettive e l’isolamento del cristallino dentro al “sacco capsulare” rendono l’intervento particolarmente sicuro e duraturo nel tempo.

L’anestesia

Nella maggioranza dei casi è possibile eseguire l’operazione con la sola anestesia “topica” cioè con l’instillazione di semplici colliri anestetici; in altri casi è preferibile eseguire l’anestesia locale mediante iniezione di anestetici vicino all’occhio; in tal caso il paziente, pur non potendo muovere l’occhio e pur non sentendo dolore, rimane sveglio durante l’operazione; in altri casi (rari) invece è consigliabile fare l’anestesia generale.

Intervento in ambulatorio o in clinica
La maggior parte degli interventi, soprattutto se eseguiti in anestesia topica o locale, vengono fatti senza ricovero. Durante l’intervento in ambulatorio il paziente usufruisce della stessa assistenza di cui dispone da ricoverato però alla fine dell’operazione può rientrare a casa sua o in albergo.
Il ricovero viene richiesto solitamente per casi in cui è necessaria l’anestesia generale. 

Nella fase chirurgica dell’intervento il chirurgo si serve di numerosi strumenti super tecnologici; la chirurgia  è fortemente guidata e controllata dall’innovazione hi-tech, che sta sempre più perfezionando la chirurgia della cataratta: accuratezza, precisione e ripetibilità sono caratteristiche che non sono raggiungibili dalla mano dell’uomo, ma uno strumento informatico adeguatamente programmato può raggiungere questo obbiettivo  e fare  quasi una chirurgia  robotica è il laser a femtosecondi. 

Il Femtolaser è lo strumento che prepara l’occhio alla rimozione della cataratta; esso attraverso una accurata programmazione informatica consente ad un sistema digitale OCT di rilevare in maniera estremamente precisa le misure delle strutture anteriori dell’occhio, quindi successivamente  di  realizzare un’apertura dell’involucro anteriore della cataratta  estremamente centrata e simmetrica favorendo un posizionamento ottimale della IOL
Lo strumento fornisce precisione  e sicurezza, non raggiungibile da bisturi e pinze chirurgiche. Per dare un’idea della grande sofisticazione tecnologica basti sapere che il laser utilizza una luce infrarossi con impulsi della grandezza di pochi micron e di brevissima durata (femtosecondo = 1 miliardesimo di secondo), ha elevata velocità e produce bassa energia, non danneggiando i tessuti oculari.