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BEIGENE ANNUNCIA CHE È DISPONIBILE ANCHE IN ITALIA, IN REGIME DI RIMBORSABILITÀ DAL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, DI BRUKINSA® (ZANUBRUTINIB)

altMilano, Italia, 24 Novembre 2022- BeiGene (NASDAQ: BGNE; HKEX: 06160) ha annunciato che la molecola zanubrutinib (BRUKINSA®) è ora disponibile anche in Italia per pazienti adulti affetti da macroglobulinemia di Waldenström (WM) che hanno ricevuto almeno una precedente terapia, o come trattamento di prima linea per pazienti non idonei alla chemio-immunoterapia “L'inibizione della tirosino-chinasi di Bruton (BTK) è un approccio consolidato per il trattamento della WM e l'approvazione di BRUKINSA offre un'importante nuova opzione terapeutica in questi pazienti”, ha affermato il Professor Pier Luigi Zinzani, Ordinario di Ematologia presso l’Università degli studi di Bologna – Istituto di Ematologia L e A Seragnoli   "In Italia, i pazienti avranno dunque la possibilità di essere trattati con una molecola innovativa che potrebbe portare a una risposta profonda e duratura con una migliore tollerabilità, come osservato nello studio ASPEN".
 

“La macroglobulinemia di Waldenström (WM) è una malattia linfoproliferativa relativamente rara e solitamente a lenta progressione, caratterizzata dall’infiltrazione del midollo osseo da  parte di linfociti, plasmacellule e linfoplasmociti che secernono una proteina monoclonale di tipo IgM nel siero” - spiega la Dottoressa Marzia Varettoni- dirigente medico Divisione di ematologia Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo- Pavia.“La WM rappresenta circa il due per cento di tutti i linfomi non-Hodgkin- continua la dottoressa Varettoni- e, in genere, evolve lentamente dopo la diagnosi.2 La malattia di solito colpisce soggetti anziani ed è localizzata prevalentemente nel midollo osseo, sebbene anche i linfonodi e la milza possano essere coinvolti.3 In Europa, il tasso di incidenza stimato della WM è di circa sette su un milione negli uomini e quattro su un milione nelle donne”.
 

" L’ottenimento della rimborsabilità di BRUKINSA in Italia rappresenta un importante passo avanti verso l'obiettivo che BeiGene si è dato ovvero dare accesso a farmaci oncologici innovativi a livello globale". "In Italia stiamo costruendo una grande squadra impegnata a far sì che i pazienti che vivono con la malattia di Waldenström abbiano la possibilità di accedere a BRUKINSA" dichiara Marco Sartori, General Manager di BeiGene Italia.

Cos’è la macroglobulinemia di Waldenström?
 

La macroglobulinemia di Waldenström (WM) è una malattia linfoproliferativa relativamente rara e solitamente a lenta progressione, caratterizzata dall’infiltrazione nel midollo osseo e dalla secrezione della proteina monoclonale immunoglobulina M (IgM) dalle cellule linfoplasmocitoidi. La WM rappresenta circa il 2 per cento di tutti i linfomi non-Hodgkin e, in genere, evolve lentamente dopo la diagnosi.2 La malattia di solito colpisce soggetti anziani ed è localizzata prevalentemente nel midollo osseo, sebbene anche i linfonodi e la milza possano essere coinvolti.3 In Europa, si stima che la malattia di Waldenström abbia un tasso di incidenza negli uomini di di circa sette su un milione e quattro su un milione nelle donne.4

Lo studio ASPEN

Lo studio ASPEN (NCT03053440) è uno studio clinico multicentrico randomizzato open-label di fase 3, il cui obiettivo è di confrontare efficacia e sicurezza di BRUKINSA (zanubrutinib) con ibrutinib in pazienti con WM recidivante o refrattaria (R/R), o pazienti WM naïve al trattamento considerati non idonei alla chemio-immunoterapia.1 L’obiettivo principale era valutare la superiorità di BRUKINSA rispetto a ibrutinib in termini di tasso di risposta completa (CR) o risposta parziale molto buona (VGPR). Gli endpoint secondari includevano il tasso di risposta maggiore, la durata della risposta, la sopravvivenza libera da progressione e il profilo di sicurezza, misurata in base all'incidenza, alla tempistica e alla gravità degli eventi avversi in corso di trattamento. Le popolazioni analizzate includevano la popolazione complessiva (n=201), la cui maggioranza erano pazienti R/R (n=164). Gli endpoint esplorativi includevano la valutazione della qualità della vita. 
 

Un comitato di revisori indipendenti ha determinato, sulla base dei criteri di risposta alla terapia aggiornati dal VI Workshop Internazionale sui Criteri di Risposta della Macroglobulinemia di Waldenström (IWWM-6) che il tasso combinato di CR e VGPR dell’intera popolazione (intention to treat, ITT) è stato 28% con BRUKINSA (95% IC: 20-38) e 19% con ibrutinib (95% IC: 12-28). Benché questa differenza non sia statisticamente significativa, BRUKINSA ha ottenuto tassi VGPR numericamente più elevati con una tendenza verso una migliore qualità della risposta.
 

Nello studio ASPEN, BRUKINSA ha dimostrato un profilo di sicurezza più favorevole rispetto ad ibrutinib con una minore frequenza di reazioni avverse tra cui fibrillazione o flutter atriale (2% contro 15%), episodi minori di sanguinamento (49% contro 59%) ed emorragia grave (6% contro 9%). Nonostante i tassi più elevati di neutropenia di grado ≥3, i pazienti in trattamento con BRUKINSA non hanno mostrato tassi di infezione più elevati rispetto a quelli trattati con ibrutinib. Dei 101 pazienti con WM trattati con BRUKINSA, il 4% ha interrotto il trattamento a causa di eventi avversi, mentre nel 14% dei casi la dose è stata ridotta a causa di eventi avversi.
 

Lo studio ha analizzato tre bracci in due coorti di pazienti: una coorte randomizzata (Coorte 1, N=201) composta da pazienti con mutazione del gene MYD88 (MYD88MUT) e una coorte non randomizzata (Coorte 2, N=28) composta da pazienti con MYD88 wild-type (MYD88WT). La coorte 1 randomizzata includeva 102 pazienti nel braccio BRUKINSA (83 pazienti R/R e 19 pazienti TN) e 99 nel braccio ibrutinib (81 pazienti R/R e 18 pazienti TN). I pazienti nel braccio BRUKINSA hanno ricevuto BRUKINSA 160 mg due volte al giorno (BID) e i pazienti nel braccio ibrutinib hanno ricevuto 420 mg di ibrutinib una volta al giorno (QD). Ai pazienti arruolati nella coorte 2, non randomizzata, è stato somministrato BRUKINSA in quanto, da dati precedenti, risultava improbabile che questi potessero trarre beneficio dal trattamento con ibrutinib.