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“Malattie Reumatiche in Lombardia: Stato dell’Arte e Prospettive di un Fenomeno ad Alto Impatto Socioeconomico”

Milano - Si e' svolto il  29 novembre 2010 presso il Palazzo della Regione Lombardia il Convegno:
 MALATTIE REUMATICHE E COSTI SOCIO-ASSISTENZIALI  IN LOMBARDIA
  Ad oggi la Regione Lombardia spende oltre €430 milioni per la gestione delle malattie reumatiche croniche. Ma nel 2029 raggiungerà la quota di €515 milioni (a 
causa della massiva entrata in età pensionabile di una classe generazionale di lavoratori) per poi 
tornare a quota €443 milioni nel 2039. 

Il dato emerge da una ricerca a cura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presentata il 
29 novembre in occasione del convegno “Malattie Reumatiche in Lombardia: Stato dell’Arte 
e Prospettive di un Fenomeno ad Alto Impatto Socioeconomico” che traccia una fotografia 
completa dei costi diretti e socio-assistenziali per la Regione Lombardia, da qui a 30 anni. 

Per la prima volta in Italia (ma anche in altri paesi non esistono studi di tal genere) si presenta una 
proiezione temporale, a 30 anni, per misurare il quadro dell'evoluzione, in termini di costi a carico 
del SSR, delle patologie reumatiche croniche più diffuse e, allo stesso tempo, più invalidanti: 
l’artrite reumatoide e le spondiloartropatie. 
Autore dello studio per determinare i costi di queste patologie nei prossimi 30 anni è il prof. 
Americo Cicchetti, docente di Organizzazione Aziendale presso l'Università Cattolica del Sacro 
Cuore, che, con un modello previsionale di tipo cost of illness, ha stimato i costi dell’artrite 
reumatoide e delle spondiloartropatie, considerandoli come variabili direttamente dipendenti 
dall’evoluzione naturale della patologia e simulandone la dinamica temporale. «Partendo da dati 
epidemiologici diffusi da studi di rilevanza internazionale – spiega il prof. Cicchetti – abbiamo 
ricostruito la storia naturale delle due classi di patologie considerandone, a seconda della severità, 
la divisione in stadi e stimando la probabilità con cui, in assenza di trattamenti e col passare degli 
anni, ogni individuo evolve da uno stadio all’altro di severità maggiore. Per l’artrite reumatoide, 
complessivamente abbiamo considerato 72.356 soggetti attualmente malati (circa il 79,46% di 
donne e il 20,54% di uomini) divisi nei 4 stadi di severità ipotizzati e ne abbiamo seguito 
l’evoluzione nei prossimi 30 anni, includendo anche i nuovi soggetti che contrarranno la patologia 
nel corso di tale orizzonte temporale. I primi risultati originati dal modello mostrano come, per 
quanto riguarda l’artrite reumatoide, nei prossimi 30 anni il costo annuo sarà intorno ai 430 milioni 
(dati 2009) per poi salire a €440 milioni nel 2039, con un picco stimato al 2029 di € 515 milioni, 
sempre considerando la somma di costi diretti ed indiretti». 

L'Organizzazione Mondiale della Sanità indica che le malattie reumatiche sono la prima causa di 
dolore e disabilità in Europa, e che, da sole, rappresentano la metà delle malattie croniche che 
colpiscono la popolazione al di sopra di 65 anni (Fonte Ministero della Salute). 
In Italia, si stima che più di cinque milioni di abitanti, ovvero quasi un decimo della popolazione, di 
cui il 40% in età lavorativa, soffrano di malattie reumatiche che sono al primo posto fra le patologie 
cronico-degenerative e rappresentano la seconda causa di invalidità. 

Nello specifico, la situazione in Italia è la seguente: circa 410.000 individui soffrono di artrite 
reumatoide, circa 211.000 di spondiloartropatie. I nuovi casi all’anno ogni 10.000 abitanti 
sono: 6 per l’artrite reumatoide, circa 4 per le spondiloartropatie. L’esordio della malattia è 
tra i 35 e i 50 anni ed il rapporto donna-uomo è di 4 a 1. (Fonte: Ricerca Università Cattolica). 

“Queste patologie – commenta Maria Grazia Pisu, Presidente Alomar (Associazione 
Lombarda Malati Reumatici) – costringono spesso le persone che ne sono colpite a dover 
affrontare un vero e proprio percorso ad ostacoli, con implicazioni nella sfera personale, familiare e 
professionale. Per affrontare la patologia nel miglior modo possibile, chi ne è affetto deve imparare 
a gestirla, contrastandola, non lasciandosi sopraffare ma cercando di mantenere al massimo 
l’autonomia e la dignità. La malattia cronica, infatti, obbliga la persona colpita a modificare il proprio 
stile di vita e ad impegnare parte del tempo e delle energie nella cura della problematica che lo 
affligge, incidendo pesantemente sui costi dell’assistenza socio-sanitaria”. 

Ad oggi, i costi dell'assistenza socio-sanitaria per le principali malattie reumatiche croniche in Italia 
supera i 4 miliardi di euro l'anno, di cui quasi la metà -1 miliardo 739 milioni -sono 
rappresentati dalla perdita di produttività per circa 287 mila lavoratori malati con una 
perdita di 23 milioni di giornate di lavoro (Fonte: Ricerca Osservatorio Sanità e Salute 4 
dicembre 2008). 

«Lo scenario tratteggiato è sicuramente tale da richiedere un intervento sostanziale: diagnosticare 
precocemente consentirebbe di abbattere i costi sociali di tali patologie» commenta il 
Carlomaurizio Montecucco, Ordinario di Reumatologia dell’Università degli Studi di Pavia 
“Fondazione IRCCS Policlinico S.Matteo”. «Ricerca scientifica, innovazione tecnologica e nuovi 
approcci diventano necessari. Per le patologie reumatiche infatti è fondamentale intervenire 
tempestivamente. In questo modo si andrebbero a contrastare i danni a carico dell'apparato 
muscolo-scheletrico ed osteocartilagineo, come ad esempio l'erosione dell'osso, ma soprattutto si 
garantirebbe l’opportunità di una migliore qualità della vita per il paziente che nella maggioranza 
dei casi eviterebbe di abbandonare il lavoro oppure potrebbe ridurre al massimo l'assenza, 
rimanendo produttivo per se stesso e per la collettività». 

Malgrado il recente studio dell'Osservatorio Sanità e Salute sull'impatto economico e sociale di tali 
malattie, mancano dati epidemiologici nazionali ufficiali, completi, su queste patologie, forniti dalle 
regioni su direttive del Ministro della salute; manca un censimento delle strutture reumatologiche 
(in base al numero di abitanti), atte ad accogliere i malati reumatici, e dei medici specialistici 
impegnati in tali strutture (in base al numero dei malati reumatici). 

“Proprio per questo – sottolinea Pierluigi Meroni, Ordinario di Reumatologia dell’Università 
degli Studi di Milano, – in linea con le indicazioni del Parlamento Europeo, che invitano gli stati 
membri a sviluppare una strategia intesa a migliorare l’accesso alle informazioni e alle cure delle 
malattie reumatiche, il Senato della Repubblica ha pianificato un’indagine conoscitiva, dalla quale 
sono emersi alcuni aspetti rilevanti: dal cambiamento dell’approccio alle malattie reumatiche sia da 
un punto di vista diagnostico sia terapeutico, ad una maggiore coscienza delle comorbidità 
(disabilità, aterosclerosi accelerata, complicanze gravidiche) alla necessità della presenza degli 
specialisti sul territorio, ad una migliore prognosi in seguito ai nuovi trattamenti”. 

www3.unicatt.it