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L’olio Monini è sempre più green

altMilano, 22 gennaio 2015Monini Spa si presenta a Olio Officina Food Festival 2015 con un incontro sulla sostenibilità aperto al pubblico e agli operatori del settore. L’azienda spoletina spiega, infatti, le dinamiche che hanno portato Monini ad adottare la Carbon Foot Print: un indicatore ambientale che quantifica il contributo dei prodotti al riscaldamento globale, attraverso l’analisi dell’intera filiera.

A parlarne Maria Flora Monini, direttore Immagine, Comunicazione e Relazioni Esterne, Monini S.p.A; Vania Massari Responsabile Gestione Qualità dell’azienda; Mario Zambrini, Amministratore Unico di Ambiente Italia; Andrea Ronchi, Business development manager, Ecoway e Roberta Scagliarini, Giornalista del Corriere della Sera

La case History riguarda due tra gli oli extra vergine d’oliva più pregiati Monini, il BIOS e il D.O.P. Umbria, che sono stati sottoposti a uno studio completo di LCA (Life Cycle Assessment con metodologia “dalla culla alla tomba”) per arrivare a definirne la Carbon Footprint (CFP), indicatore ambientale quanto mai attuale alla luce dei cambiamenti climatici in atto, perché quantifica il contributo di questi prodotti al riscaldamento globale.L’unità di misura è espressa in termini di kg di CO2 equivalente, ai sensi della ISO/TS 14067:2013, una norma internazionale di recente emanazione, che Monini è tra le prime a livello internazionale e tra le pochissime del proprio settore produttivo a utilizzare.

E’ stata analizzata l’intera filiera Monini: dalla fase di coltivazione e raccolta delle olive, attraverso il loro trasporto al frantoio e l’estrazione dell’olio, alla filtrazione e al confezionamento, fino alla produzione degli imballaggi, alla distribuzione del prodotto finito, all’uso e al fine vita del prodotto e del suo imballaggio.Alla luce dei dati raccolti, Monini ha individuato diverse attività per il miglioramento della CFP dei due oli: contenimento dei consumi energetici e dei prodotti chimici (questi ultimi solo per il D.O.P. Umbria) per la fase di coltivazione delle olive, studio di un imballaggio a bassa impronta di carbonio e il contenimento dei consumi elettrici per le fasi di estrazione dell’olio al frantoio e di confezionamento.Monini ha anche deciso di compensare le emissioni di gas a effetto serra del ciclo di vita degli oli extra vergine d’oliva BIOS e D.O.P. Umbria non evitabili, attraverso il finanziamento di un’attività in grado di assorbire/evitare tonnellate di CO2 in atmosfera.

Nello specifico, Monini ha scelto il progetto China Anhui Guzhen Biomass, che consiste nella realizzazione e installazione di un boiler da 130t/h e di un generatore a turbina a vapore da 30MW nella contea di Guzhen, contea della provincia di Anhui, nella Cina orientale. Scarti della lavorazione del legno, della coltivazione del riso, del mais e delle arachidi, invece di essere gettati, vengono utilizzati come combustibile per la generazione di energia elettrica. La produzione annuale di energia attesa è di 186,900 MWh, che vengono immessi nella East China Power Grid. Due gli effetti positivi sul clima: la riduzione di gas effetto serra e l’aumento dell’utilizzo di energia pulita.La CFP si aggiunge agli altri molteplici progetti già portati a termine da Monini a favore dell’ambiente e della sostenibilità. Da sempre, infatti, l’azienda spoletina pone un semplice valore alla base della propria attività: non togliere nulla alla natura e al territorio. Per questo Monini ha intrapreso un importante percorso “eco-sostenibile” (installazione di un impianto fotovoltaico presso lo stabilimento, acquisto di energia da fonti rinnovabili certificate, packaging eco-sostenibili in vetro riciclato).